Quando vi capita di imbattervi nei volontari di Re.So. Recupero Solidale all’ingresso dei supermercati Coop durante le giornate di Raccolta alimentare straordinaria, è facile che l’immagine si fermi lì. Il gesto di donare appare semplice, immediato… Ma, come spesso accade, la realtà organizzativa è più complessa, e quello che si vede è solo il culmine di un lavoro che inizia molto tempo prima.

A raccontarcelo è Marinella Catagni, la presidente di Re.So., associazione che nel lontano 2013 propose alle sezioni Unicoop Firenze di istituzionalizzare queste giornate di raccolta straordinarie. L’idea, battezzata poi “Alimenta la Solidarietà” e operativa dal 2014, era – ed è – intuitiva: invitare chi fa la spesa ad aggiungere al proprio carrello qualche prodotto in più, destinato a chi vive in condizioni di indigenza. Una necessità acuita da un doppio fenomeno registrato negli ultimi anni: da un lato, una gestione più efficiente delle scorte invendute nei supermercati ha portato a una diminuzione dei prodotti recuperati quotidianamente; dall’altro, la perdurante crisi economica ha fatto lievitare le richieste di assistenza alimentare.

È proprio in questo contesto che la preparazione meticolosa delle raccolte alimentari straordinarie assume un’importanza vitale. «Non ci si improvvisa,» sottolinea Marinella. «Per garantire il successo di una singola giornata di raccolta, il lavoro inizia, in alcuni casi, anche un mese prima». Il primo passo fondamentale è l’accordo con i vari negozi Coop della zona. «Dobbiamo coordinarci con largo anticipo per definire aspetti logistici cruciali,» – spiega la presidente – «Ma non solo. Cerchiamo anche di concordare l’approvvigionamento di alcuni prodotti alimentari in formati più adatti alle esigenze delle persone che aiutiamo. Una bottiglia d’olio da mezzo litro o confezioni di passata di pomodoro e tonno più piccole sono decisamente più pratiche per una singola persona o un piccolo nucleo familiare».

Parallelamente, un altro aspetto cruciale è il coinvolgimento delle numerose associazioni che fanno parte della rete di Re.So.. «In questo caso, non è necessario muoversi con un mese di anticipo, ma il coordinamento è comunque essenziale,» precisa Marinella. «Dobbiamo capire chi può essere presente, in quale punto vendita e in quali fasce orarie. Solitamente organizziamo dei turni per coprire l’intera giornata. Per darvi un’idea, al Centro Coop di Empoli di via Sanzio durante il sabato riusciamo a schierare oltre 40 volontari, distribuiti su 3 turni, e la domenica mattina più di 20. Anche un negozio più piccolo, come quello di via Susini sempre a Empoli, ha richiesto la presenza complessiva di più di 25 volontari durante l’ultima raccolta».

Ma l’impegno dei volontari non si limita all’accoglienza e all’invito alla donazione. C’è un lavoro manuale e logistico tutt’altro che secondario, che riguarda la preparazione dei bancali e delle scatole vuote prima dell’inizio della raccolta, la pesatura e la tracciatura meticolosa di ogni prodotto donato, e poi la chiusura e l’etichettatura delle scatole piene, fino alla rendicontazione finale di quanto raccolto. Ogni pacco di pasta, ogni barattolo di legumi, ogni confezione di biscotti viene registrato con cura, garantendo trasparenza e tracciabilità delle donazioni.

E quando la giornata di solidarietà si conclude e i volontari, stanchi ma soddisfatti, lasciano i supermercati, il lavoro di Re.So. in realtà continua. Le scatole vengono caricate sul camion utilizzato normalmente per il recupero di prodotti invenduti da supermercati e aziende del territorio, un servizio gestito da Alia, per arrivare al magazzino dell’associazione. Da lì i prodotti saranno distribuiti a chi ne ha più bisogno. 

«Contando il prima e il dopo, un singolo giorno di raccolta» – conclude Marinella – «richiede più di un mese di lavoro silenzioso, di coordinamento e di grande responsabilità collettiva». Un racconto che ci ricorda come anche il più semplice gesto di generosità poggi su una solida e spesso invisibile infrastruttura di impegno volontario.